Il Cammino di Santiago di Compostela è il lungo percorso che i pellegrini fin dal Medioevo intraprendono, attraverso la Francia e la Spagna, per giungere al santuario di Santiago di Compostela, presso cui vi è la tomba con le reliquie di San Giacomo apostolo. La parola Santiago infatti in italiano si traduce con San Giacomo. Le strade francesi e spagnole che compongono l’itinerario sono state dichiarate Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Giacomo l’Apostolo figlio di Zebedeo, pescatore, era uno dei 12 apostoli, come il fratello Giovanni l’Evangelista. Dopo la resurrezione di Cristo per molti anni girò la penisola iberica per compiere l’opera di evangelizzazione della Spagna spingendosi fino in Galizia, remota regione di cultura celtica all’estremo ovest della penisola iberica. Tornato in Palestina fu fatto decapitare dal re Erode Agrippa, che temeva che l’apostolo acquisisse un eccessivo potere; i suoi discepoli Attanasio e Teodoro ne raccolsero il corpo e lo trasportarono segretamente con una nave nei luoghi della predicazione guidati da un Angelo. Sbarcati nei pressi di Finisterre si addentrarono in Galizia e qui vi diedero sepoltura, in un bosco vicino ad Iria Flavia, il porto romano più importante della zona. A seguito di proibizioni nel visitare il luogo di sepoltura a causa dell’influenza musulmana si erano perse tracce e memoria ma, nell’anno 813 l’eremita Pelayo vide, per molti giorni successivi, una pioggia di stelle cadere sopra un colle, il monte Liberon. Una notte gli apparve in sogno San Giacomo che gli svelò che il luogo delle luci indicava la sua tomba. L’abate rimosse la terra che nei secoli si era depositata e scoprì il sepolcro. Ne diede notizia al Vescovo locale Teodomiro che, interessato dallo strano fenomeno, ne confermò la veridicità scoprendo in quel luogo una tomba, probabilmente di epoca romana, che conteneva tre corpi di cui uno con la testa mozzata e riportante la scritta: “Qui giace Jacobus, figlio di Zebedeo e Salomé”. Per questo motivo si pensa che la parola Compostela derivi da Campus Stellae (campo della stella). Dal momento in cui il vescovo Teodomiro, riconobbe come valido il ritrovamento dell’eremita edificando un tempio a Santiago de Compostela i prodigi, i miracoli e le apparizioni si moltiplicarono dando luogo ad una ricca collezione di racconti destinati ad infondere coraggio ai guerrieri cristiani che combattevano contro l’avanzata dei mori ed a sollevare gli animi dei pellegrini che, ben presto, cominciarono il loro lento viaggio lungo il cammino di Santiago.
Quello stesso cammino che, per primo, percorse Carlo Magno quando San Giacomo in persona, apparsogli in sogno, gli indicò la “via delle stelle ” da seguire per raggiungere il luogo della sua sepoltura. In età medioevale, di fronte alla minaccia musulmana, la città, in cui riposavano le spoglie di Santiago, divenne un simbolo della cristianità, un baluardo che, al cospetto dei mori, ormai padroni incontrastati del sud della Spagna, attestasse la forza ed il vigore della tradizione religiosa occidentale. Ma non erano solo i cristiani animati dalla fede a mettersi in viaggio; a partire dal XV secolo, il pellegrinaggio a Santiago divenne anche una pena imposta per i crimini commessi. Si andava a Santiago per compiere una penitenza per i propri peccati oppure si poteva essere condannati ad espiare nel Cammino semplicemente per aver ingiuriato un nemico! Il Cammino oggi è costantemente segnalato con cartelli indicatori che accompagnano il viaggiatore dai Pirenei sino alla Galizia. Percorrendolo senza avere fretta, ci si accorge rapidamente che il percorso non è indicato solo dalla moderna segnaletica giallo-blu contraddistinta dalla conchiglia ma da innumerevoli “segni” molto più antichi. Chiese romaniche con mirabili portali in cui si affollano figure di personaggi dell’Antico e del Nuovo Testamento, animali dalle forme più strane e simboli ricorrenti come la scacchiera e la conchiglia, ospizi e monasteri, eremi ed abbazie, immagini di Santiago e statue della Madonna, protettrice del Cammino, di preziosa fattura e profonda espressività, guidano costantemente il viaggiatore. La festa annuale del santo è celebrata il 25 luglio. Gli anni in cui tale festa cade di domenica sono chiamati anni “giacobei”, anni considerati “giubilari” in forza di una bolla emessa dal papa Alessandro III nel 1179. Alfonso II, re delle Asturie e della Galizia, ordinò la costruzione sul posto di un tempio, dove i monaci benedettini nell’893 fissarono la loro residenza. Iniziarono così i primi pellegrinaggi alla tomba dell’apostolo, dapprima dalle Asturie e dalla Galizia poi da tutta l’Europa. Venne così fondato il Santuario di Santiago di Compostela, divenuto in seguito Cattedrale e poi Basilica minore. Diventato patrono dei cristiani iberici, Santiago fu accreditato da parte di vari devoti come il pilastro soprannaturale della riconquista dell’Europa meridionale dal dominio degli “infedeli” musulmani – e difensore di tutti quei pellegrini che diretti al suo sepolcro venivano attaccati dai musulmani.
Leggende
Sono circa sedici le leggende attorno al cammino. Per conoscerle tutte vi invito a leggere il mio libro dove ho dedicato un capitolo a parte a queste storie davvero ricche di significato e di emozioni. Vi parlerò di quelle più conosciute al grande pubblico, iniziando dall’asino di San Giacomo. Giunse a Pamplona un pellegrino Francese con la sua famiglia. Decise di fermarsi per riposare, recuperare le forze e prese alloggio in una locanda della città. La moglie del pellegrino si ammalò e pertanto fu costretto a fermarsi più tempo di quanto aveva previsto. La malattia si aggravò e la moglie morì. Quando venne il momento di partire, il locandiere senza tener conto del grave lutto che aveva colpito la famiglia del pellegrino, ne approfittò e gli presentò un conto molto oneroso sostenendo che si era fermato troppo a lungo. Il pellegrino non aveva una tal somma per pagare il conto e lasciò in cambio il suo asino anche se, così facendo, avrebbe dovuto proseguire a piedi con i suoi due bambini piccoli. Distrutto dal dolore, ma pieno di fede si mise in marcia e pregò San Giacomo perché gli desse un aiuto. Uscito da Pamplona incontrò un vecchio che gli si avvicinò e gli diede in prestito un asinello perché lo aiutasse lungo il cammino. Quando arrivò a Santiago, il pellegrino ebbe in visione l’apostolo Giacomo e riconobbe in quella immagine, il vecchio di Pamplona che gli aveva prestato l’asino. Di ritorno passò ancora per quella città e scoprì che il cattivo locandiere era morto per un incidente. La gente diceva che era stata una punizione divina per la mancanza di carità nei confronti del pellegrino. Questa leggenda è la n° 6 di 22 che si raccontano nel Codex Calixtinus. Il codex Calixtinus prende il nome dal papa Calisto II che incluse in tale codice, la prima guida storica e documentata del cammino scritta dal monaco Aymeric Picaud nel 1109.
La Fuente de la reniega. Lasciata Pamplona, sul ripido passaggio dell’Alto del Perdon, un pellegrino assetato e stanco fu tentato dal diavolo che si offrì di indicargli una fonte nascosta se avesse rinnegato la sua fede. Il pellegrino anche se ormai sfinito e sul punto di morire, non cedette alla tentazione. In quel momento apparve San Giacomo vestito da pellegrino che per ripagarlo della fedeltà dimostrata, lo accompagno alla fonte nascosta e gli diede da bere con la sua conchiglia. Oggi a pochi metri dalla cima dell’Alto del Perdon, la “fuente” c’è ancora e in qualche periodo dell’anno, zampilla un filo di preziosa acqua.
Puente de la rabia. Tra Roncisvalles e Logroňo ci sono numerosi piccoli paesi che ancor ‘oggi, vivono di allevamento e agricoltura. Tanti anni orsono, molti animali selvatici popolavano la zona ed era facile che la rabbia, una malattia infettiva che si trasmette anche all’uomo, potesse attaccare anche gli animali domestici dei villaggi. Così per proteggere e guarire gli animali da questa malattia, veniva fatto fare loro, tre giri attorno al pilone centrale, sotto l’antico ponte Gotico di Zubiri sulle acque limpide del rio Arga. In questo modo si credeva che gli animali fossero mondati e protetti dalla terribile malattia. Per questo motivo il bellissimo ponte venne chiamato “puente de la rabia”
Santo Domingo della Calzada e il miracolo del gallo e la gallina. Attorno al 1300, una coppia marito e moglie di Colonia, in pellegrinaggio a Santiago con il loro giovane figlio poco più che adolescente, ma molto sveglio a quel che pare, presero alloggio nella locanda del paese. La figlia della locandiera si invaghì del giovane, ma questi per timore dei genitori, resistette alle sue seduzioni. La giovane allora, per vendetta, nascose nel sacco di lui un vaso d’argento e alla sua partenza, lo accusò di furto. Catturato, fu condannato a morte per impiccagione. I genitori distrutti dal dolore ma pieni di fede continuarono il loro pellegrinaggio. Di ritorno passarono per la stessa locanda dove trovarono il figlio vivo e vegeto. Questi raccontò loro che a salvarlo era stato proprio San Giacomo il quale durante l’esecuzione capitale lo sostenne per i piedi impedendo al cappio di serrargli il collo. Il padre incredulo e convinto di essere stato turlupinato dal figlio desideroso solo di rimanere con la giovane locandiera, sentenziò che avrebbe prestato fede al suo racconto, solo se i due galletti arrostiti che gli erano stati serviti per la cena, e messi in bella mostra sulla tavola imbandita, fossero tornati anch’essi in vita. Subito i galletti si alzarono, ripresero le piume e si misero a cantare. Da allora un gallo e una gallina bianchi (oggi offerti da famiglie locali e sostituiti ogni 15 giorni) sono posti in una gabbia all’interno della chiesa. Nel medioevo i pellegrini ne raccoglievano le piume cadute e le esibivano sui loro cappelli. Oggi la gabbia è in stile tardo gotico, con rete dorata, in linea con lo stile della cattedrale. Quando un pellegrino entrato in chiesa, sente il canto del gallo è considerato di buon auspicio per il resto del viaggio fino a Santiago.
La Vergine e il bimbo che cambiò di posizione. Nella lunetta sopra la porta d’entrata della chiesa de Rocamador all’uscita di Estella, si può vedere una statua di Nostra Signora la Regina, la quale, contro ogni tradizione, tiene il bambino che dorme sul braccio destro anziché su quello sinistro. Racconta la leggenda che un pellegrino fu accusato della morte di un uomo avvenuta durante i festeggiamenti per Santiago. Anche senza alcuna prova, il pellegrino fu egualmente condannato a morte, nonostante proclamasse la sua innocenza. Quando si trattò di eseguire la sentenza, il pellegrino, da sopra al patibolo in cui si trovava, chiese la parola e dichiarò come testimonianza della sua innocenza, che in questo momento il bimbo che la vergine de Rocamador cullava in braccio, avrebbe cambiato posizione. I presenti andarono a verificare e dovettero confermare il prodigio. Il pellegrino fu così liberato e poté continuare il suo cammino.
El Cristo crucificado de la catedral de Burgos. Il Cristo crocifisso della cattedrale di Burgos è una delle immagini che suscita più devozione da parte dei suoi abitanti. Si racconta che un ricco mercante amico degli Agostiniani (monaci missionari) in procinto di partire per un viaggio nelle Fiandre, li supplicò di pregare per il buon andamento del suo viaggio promettendo che al ritorno avrebbe fatto loro un regalo. Durante il viaggio di ritorno fatto via mare, mentre si dispiaceva per non aver procurato nessun regalo e quindi non aver mantenuto la parola data, vide galleggiare sopra le onde, una cassa di legno. Issatala a bordo, scoprì che conteneva un crocifisso a grandezza naturale. Subito pensò ecco, questo sarà il mio regalo. Quando arrivò a Burgos avvenne una cosa strana perché tutte le campane della città cominciarono a suonare a festa da sole. A questo Cristo in croce vengono attribuiti molti miracoli; addirittura nel XVI secolo si scriveva di ben 18 morti miracolosamente ritornati in vita. Il crocifisso stupiva, perché era fatto con un materiale sconosciuto. Gli abitanti del luogo affermavano che fosse fatto di pelle di bufalo trattata con sostanze vegetali che davano alla materia una plasticità unica tale da rendere quasi reali, gli arti e il volto di Gesù. Racconta la tradizione che addirittura i capelli avessero la ricrescita e che i chiodi fossero veri. Si dice infatti che Isabella la Cattolica, forse un po’ scettica su quanto veniva raccontato di tale crocifisso, durante una visita, pretese di levare uno di questi chiodi per verificare se realmente fosse un chiodo vero; infatti il chiodo si sfilò proprio come un vero chiodo e il braccio del Cristo cadde come quello di una persona vera. La regina rimase sconvolta e riconobbe che quanto veniva affermato sul crocefisso era vero e chiese perdono per la sua diffidenza.
El Cristo de la mano tendida (a Furelos). Questo Crocefisso, che non è molto grande (è alto all’incirca 50cm), è davvero unico. Il Cristo infatti è attaccato alla croce con due soli chiodi: uno che fissa la mano sinistra e l’altro i piedi. La Sua mano destra, invece, è libera ed è tesa verso di te, come se si aspettasse che tu la prendessi. Sa che sei stanco, di pellegrini ne vede tanti e quindi, vuole darti un po’ di sollievo come una mamma quando dà la mano al suo piccolo per aiutarlo a camminare. Poi, siccome lo vedi appeso in modo che i Suoi piedi siano all’altezza dei tuoi occhi, sembra quasi invitare te – e solo te – ad accettare, nel profondo del tuo cuore, se tendergli o meno la tua mano. Racconta la leggenda: In una chiesa, un fedele aveva l’abitudine di confessarsi regolarmente al suo parroco. Però, le sue confessioni sembravano (come d’altronde tutte le nostre) un po’ come un disco rotto: sempre le stesse cose e sempre lo stesso peccato grave. “Basta! – gli disse, un giorno, in tono severo il parroco – non devi più prendere in giro il Signore. È l’ultima volta che ti do l’assoluzione per questi peccati “. Ricordatelo bene!” Ma pochi giorni dopo, il penitente era di nuovo là a confessare le sue solite mancanze e il suo solito peccato grave. Il confessore perse davvero la pazienza, s’infuriò e gli disse: “Ti avevo avvertito: non ti do l’assoluzione così imparerai…” Profondamente avvilito e colmo di vergogna, il povero uomo si alzò in silenzio. Guardò il crocefisso che, appeso al muro, troneggiava sopra il confessionale e, proprio in quell’istante, lo vide animarsi e dire al sacerdote: “Io ho dato la mia vita per questo mio figliolo, perciò se tu non lo assolvi, lo assolverò io”. Poi, con immenso stupore, lo vide staccare il braccio destro dal legno della croce e sollevarlo lentamente per tracciare nell’aria il segno dell’assoluzione dicendo: “Io ti assolvo da tutti i tuoi peccati, nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo”. Da allora la mano è rimasta staccata dal chiodo della croce e pende verso il basso.
Per approfondire l’argomento, per saperne di più e se anche tu hai deciso di percorrere il Cammino di Santiago o sogni di volerlo fare prima o poi, ti consiglio di acquistare il mio libro dove scoprirai perché ogni anno, 300.000 persone provenienti da tutto il mondo, decidono di affrontare il Cammino più famoso al mondo. Se anche tu come me, hai sempre sognato di mollare tutto, consapevole che la vita che conduci non è quella che sognavi da ragazzo, la mia esperienza forse, potrebbe darti quel coraggio che per 36 anni a me è mancato…
Leggendo la mia esperienza scoprirai in maniera dettagliata e soprattutto provata sul “campo”:
• la Storia del cammino (cenni storici, simboli e leggende) e luoghi simbolo;
• l’abbigliamento e scarpe adatte, quale zaino comprare e soprattutto cosa metterci dentro;
• durata e distanza del cammino, quanti giorni occorrono per completarlo e da dove partire in base ai giorni a disposizione;
• come allenarsi prima di partire e la preparazione fisica necessaria;
• quanto costa percorrere il cammino, dove mangiare e dormire lungo il Cammino;
• se percorrere il cammino da soli per una donna può essere pericoloso e se ci sono possibilità di perdersi;
• la risposta a tante domande e preoccupazioni (che poi erano anche le mie) poste da tantissimi aspiranti pellegrini e la possibilità di contattarmi per dissipare ogni tuo dubbio/esitazione;
• infine, ti racconterò il motivo per cui un giornalista e conduttore radiofonico, ha mollato tutta la sua vita fatta di agi e materialità, per percorrere più di 900 km a piedi dai Pirenei all’oceano atlantico, da solo e senza telefono, dormendo oltre che nei vari ostelli anche in strada, in una stalla, in tenda, in un monastero abbandonato e vivendo due giorni presso una comunità hippie.
…. “Ho abbandonato il mio lavoro, venduto la macchina, la moto, vestiti, il mio rolex e la maggior parte delle cose materiali che possedevo per seguire quella sensazione quasi assillante, asfissiante, imperterrita che una volta conosciuta non ti fa trovare pace: SANTIAGO, il cammino di Santiago. La mia vita aveva bisogno di risposte che solo un viaggio in completa solitudine poteva darmi” ….
Se vuoi conoscermi meglio, nel link sotto troverai un’intervista dove parlo della mia esperienza 👇👇👇
Mollo tutto e faccio il Cammino di Santiago, il libro di Cesare Deserto