Ieri sera all’ UCI Cinemas di Parco Leonardo ho assistito al film “La Paranza dei Bambini” tratto dal romanzo di Roberto Saviano per la regia di Claudio Giovannesi premiato con l’orso d’argento per la migliore sceneggiatura al Festival Internazionale del Film di Berlino.
Trama
Napoli, Rione Sanità, 2018. Nicola, Tyson, Biscottino, Lollipop, O’Russ e Briatò hanno quindici anni: sono poco più che bambini e ancora molto lontani dall’essere adulti. Ma la loro voglia di giocare a fare i grandi e di diventare ricchi alla svelta, comprare abiti firmati e motorini nuovi è già più forte di ogni altra cosa. In particolare Nicola, la cui madre gestisce una piccola tintoria, non resiste alla tentazione di entrare a far parte di una ‘famiglia’ camorrista ed in poco tempo diventa il capo del suo gruppo. Quel sogno facile di pagare 500 euro per il tavolo vip in discoteca, impressionare le ragazze, comprare costosi vestiti alla moda, indossare un paio di fiammanti scarpe firmate, spingerà facilmente un gruppo di ingenui e innocenti bambini verso quel mondo adulto criminale di soldi, potere e successo che li attrae così inesorabilmente proprio come quei pesci abbagliati dalle luci ipnotiche della paranza – “Paranza è il nome delle barche che vanno a caccia di pesci ancora piccoli che, attirati dalle luci dei pescatori, finiscono nelle reti.” – ma la loro si rivelerà solo un’illusione di salvezza che spesso conduce alla deriva, se non addirittura alla morte.
Opinione
Il regista Claudio Giovannesi adatta per il grande schermo l’omonimo best seller di Roberto Saviano raccontando una Napoli contemporanea che vive come ogni altro luogo di un consumismo giovane fatto di smartphone, vestiti firmati, serate in discoteca ma che a differenza di altre realtà, è dominato dal fascino e dalla supremazia di delinquenza e malavita. I protagonisti de La paranza dei bambini sono ragazzini divenuti fin troppo presto adulti, nati e cresciuti in un mondo senza regole, adescati da quel sogno facile di potere e ricchezza e trasformati in un branco non per scelta ma per necessità. Come per gli altri lavori precedenti, Giovannesi punta a tirare fuori la storia attraverso i volti e l’osservazione dei suoi protagonisti ed in questo racconto è il mutare della psicologia di Nicola ad essere al centro dell’attenzione. Lui, che ha assistito alla prevaricazione della richiesta del pizzo a sua madre, si ritrova a sua volta ad esigerlo da altri negozianti salvo poi coltivare il pensiero di poter fare giustizia eliminandolo nelle aree sotto il suo controllo. Roberto Saviano apre il romanzo omonimo da cui è tratto il film da lui cosceneggiato in questo modo: “Ai morti colpevoli. Alla loro innocenza”. Non si riferisce certamente ai camorristi che ha sempre combattuto a rischio della propria incolumità e che lo costringono a vivere perennemente sotto scorta, ma a quei ragazzini la cui innocenza viene violentata e compromessa dai modelli negativi che li circondano. Per dare un’opinione di questo film, secondo me occorre fare una distinzione tra chi ha letto il romanzo e chi no. Per i primi, me compreso, rimarrà un senso di incompiuto e di insoddisfazione. Sono state tralasciate parti molto importanti che hanno stravolto il bellissimo romanzo. Siamo consapevoli della differente tempistica del grande schermo, ma il romanzo aveva un potenziale cinematografico immenso che in questo film è stato notevolmente ridotto ed ha perso la sua essenza. Per coloro invece che non hanno letto il romanzo, si ritroveranno una Napoli molto diversa da quella di Gomorra. Se la serie televisiva di successo planetario ha incentrato le sue caratteristiche sull’azione ed effetti speciali qui a farla da padrone sono l’osservazione dei personaggi, i loro volti, il mutare della loro psicologia. Credibili e veraci, i sei piccoli ‘scugnizzi’ del film incarnano una realtà fatta di gioventù macchiate e spezzate con un realismo che coinvolge e infine convince. Sempre in motorino, anche in tre, senza casco e costantemente contromano, danno vita ad una marcia inquietante di motorini che incarna un piccolo esercito di soldati bambini, armati solo della loro incoscienza e di un mondo che bambino non è affatto, e che di spensierato non ha praticamente nulla. Vi consiglio di vedere questo film e soprattutto vi consiglio di leggere il libro, il primo romanzo interamente di finzione di Saviano, pur se pesantemente ispirato alla realtà della camorra napoletana degli anni 2010 pubblicato nel 2016 dalla casa editrice Feltrinelli. Si ringrazia l’ufficio stampa dell’UCI Cinemas.
Bravo Cesare, ottima recensione chiara e precisa! Saviano sarebbe perfetto se non parlasse di politica e non di facesse influenzare dai politicanti. Andrò a vedere il film e magari prima, se mi torna, la voglia leggerò il libro!