Roma – Eugenio Barba rappresenta, insieme a Peter Brook, quel che resta del grande teatro d’innovazione. Con il suo Odin Teatret ha rivoluzionato il modo di far lavorare gli attori non più costretti ad interagire in uno spazio limitato ed estromettendo le strutture architettoniche teatrali per scendere in strada e aprirsi verso il mondo esterno. Proprio all’uso di quello spazio è dedicata la mostra “Gli spazi segreti dell’Odin Teatret” che, fino al 14 febbraio, è allestita al Teatro Valle. Installazioni, proiezioni video, film e scenografie illustreranno i diversi aspetti del connubio tra la compagnia teatrale e lo spazio: luogo d’incontro tra attore e spettatore, tempo condiviso, realtà di immaginazione e conoscenza, habitat di spettacoli, casa del teatro e memoria degli spettatori.
Cosa troveranno gli spettatori in esposizione:
L’albero/scultura presente nella scenografia dello spettacolo “L’albero”;
Una mostra curata da Selene D’Agostino con fotografie, manifesti e oggetti sullo sviluppo degli spazi di lavoro dell’Odin Teatret a Holstebro in Danimarca, dal titolo “La casa dell’Odin”;
L’installazione video dell’artista Stefano di Buduo “Visione dell’Odin”;
Il romanzo fotografico in forma di video del fotografo danese Jan Rüsz sullo spettacolo “Il milione”;
La proiezione in prima visione italiana del film “Lo spazio instabile del teatro” (45 minuti) di Eugenio Barba e Claudio Coloberti;
La mostra “I manifesti dell’Odin” curata da Silvia Ruffini e una proiezione continua di film dell’Odin Teatret per tutta la durata della mostra dal titolo “La Cineteca dell’Odin”.
Infine, a chiusura della mostra, il 14 febbraio, Eugenio Barba e Julia Varley incontreranno il pubblico (ore 12). Info: 06684000/311/314.
Si segnala, inoltre, che dal 12 al 24 febbraio al Teatro Vascello andrà in scena L’Albero, dedicato a Inger Landsted, terzo capitolo di una “trilogia sugli Innocenti” messa in scena dall’Odin Teatret. Uno sguardo dolente sulla storia dell’umanità, che parte dai sogni e dalla tenerezza di una bambina per arrivare alla crudeltà dei signori della guerra. Ispirato dalla cronaca drammatica della contemporaneità, L’albero sposta la propria azione dalla Siria alla Nigeria, alla Serbia, alla Liberia, mostrando una autentica poesia della morte e dell’innocenza, spettacolo in cui la lingua teatrale di Eugenio Barba, ormai antropologia e storia, si esprime con forza: la fisicità degli attori, la compresenza di culture sceniche e linguaggi diversi, la musica come elemento drammaturgico, la scena che è simbolo e narrazione.